Il corpo racconta


Mal di testa

Psicosomatica

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La pelle

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La verità accade e si rivela sul corpo, con la salute e con la patologia.
Nella dimensione corporea possiamo osservare amori, rancori, benessere e malessere.
Il corpo mette in scena i drammi della nostra anima, quando non è possibile aderire al progetto del Sé, l’unico che consente di restituire alla Vita le energie consegnateci alla nascita: peculiari ed uniche, come unico è il nostro percorso, che la vita ci chiede per essere in armonia con noi stessi e con gli altri.
Possiamo divenire capaci di una tale intimità con il nostro corpo, da percepire che cosa contiene fin nelle sue parti più profonde. Disagi e patologie scaturiscono da una moltitudine di fattori: ambientali, sociali, personali.
Qui intendiamo considerare della malattia principalmente l’aspetto della responsabilità personale nella gestione di noi stessi, delle nostre potenzialità e dei nostri talenti, della lettura che diamo a ciò che la relazione ed il contesto sociale ci presenta.
Attraverso il disagio e la malattia il corpo si racconta, così come con le intuizioni e le emozioni, che rivelano smascherandola la criticità fondamentale della nostra vita.

Una via necessaria alla comprensione dei sintomi passa attraverso la considerazione che la coscienza umana obbedisce alla legge della polarità: buono – cattivo, bene – male, dolce – amaro, sono coppie di concetti con cui noi leggiamo la realtà,  opposti che erroneamente crediamo si escludano a vicenda.  La realtà, invece, è unità che si manifesta come polarità alla coscienza umana; nell’unità vi sono gli opposti non ancora separati. Noi facciamo esperienza di opposti che insieme formano un’unità e nella loro esistenza sono interdipendenti . Nel rapporto  con il nostro corpo viviamo questa esperienza, ad esempio, nella polarità nel respiro: inspiriamo e come polo opposto ne deriva l’espirazione, a cui segue con certezza l’ispirazione… Lo scambio continuo produce il ritmo, che  è il modello di base della vita, nell’ alternarsi continua degli opposti. Ogni polo vive dell’esperienza dell’altro, si connota attraverso l’altro, ogni meta è possibile solo attraverso il polo opposto e non per via diretta. La vita si può esplicare solo sottoponendosi alla  sua legge, quella inscritta nella fisiologia, tra le cui regole si distinguono la polarità ed il ritmo che ne consegue. L’errore è pensare in termini di aut – aut: il tutto è invece l’uno e l’altro.
L’infinitamente piccolo della materia è sia particella che onda.
 L’uomo è totalmente determinato ma anche totalmente libero se  accoglie questo principio della vita.
Da ciò deriva l’accettazione della realtà per confrontarsi con essa -  Io “polo” con l’Altro, in una relazione vitale, per scegliere e vivere del mio ritmo. Tutto ciò che esiste ha diritto di esistere, quello che io considero bene come ciò che io considero male. Per realizzare questo è necessario lasciare che qualcosa accada, senza  intervenire per non farlo accadere o evitarlo, ma confrontarsi con quello e scegliere. Se lo evitiamo, la vita ci ripresenterà sempre situazioni simili finché non ci saremo finalmente confrontati e quindi rientrati nel nostro ritmo. La realtà comprende i due aspetti di una medesima unità, anche se noi con la nostra coscienza abbiamo l’impressione di farne esperienza separatamente: se eliminiamo un polo, concettualmente e realmente, sparisce anche l’altro. Che cosa ne sarebbe del concetto di bene senza quello di male? Il nostro corpo e la fisiologia che lo comanda rispetta queste regole di base. I centri attraverso cui si organizzano tutte le funzioni sono il cuore ed il cervello, viscerale e cerebrale: il mal di testa è una patologia degli ultimi secoli, da quando nella nostra cultura abbiamo sempre di più privilegiato le funzioni cerebrali, rispetto alle funzioni cuore, intestino, pelle …Si pensi, ad esempio, all’importanza del contatto corporeo che non trova spazio in una modalità di comunicazione totalmente cerebrale e verbale. Tutte le funzioni, anche nella polarità opposta,  vanno a comporre l’unità e l’unicità dell’individuo; non esiste un centro funzionale più importante dell’altro, ma è necessario il rispetto e l’armonia tra di loro.

Sezione a Cura della dr.ssa Daniela Cecchi